DOCUMENTI

S. Germano. 14 novembre 1798

 

 Proclama di Ferdinando IV che annuncia ai romani l'inizio delle ostilità.

 

Quantunque sin dal principio delle rivoluzioni politiche, che da qualche tempo hanno turbata la tranquillità in varie parti dei Mondo, avessimo Noi procurato di provvedere alla costante sicurezza de' Nostri Reali Dominj col tenerne lontano le perniciose massime, ed i seduttori, riordinare, ed accrescere le nostre forze armate, stringere con più forti nodi le alleanze colle Potenze amiche, stipulare Trattato di Pace colla Repubblica Francese, ed esaurire ogni altro mezzo di operazioni pacifiche, pur nondimeno ci siamo trovati nella dura circostanza di vedere in pericolo la quiete, ed indennità de' Nostri Stati per motivo della inaspettata mutazione di Governo del limitrofo Stato Romano, accompagnata dalla sovversione di ogni sano stabilimento, dal danno della Santa Religione Cattolica, e da civili discordie, e luttuose scene di massacri, e depredazioni. Questi avvenimenti, l'improvvisa occupazione dell'Isola di Malta di Nostra Regia pertinenza, e le continue minacce di prossima invasione de' Nostri Dominj, confermate da apparecchi guerrieri, e da movimenti di Truppe alla volta di questo Regno di Napoli, ci hanno indotto a prendere altri più efficaci provvedimenti, onde allontanare dai Nostri Dominj qualunque danno, e pericolo. Pertanto abbiamo determinato di far avanzare il Nostro Real Esercito dentro lo Stato Romano fin dove l'urgenza lo richiederà; colla ferma volontà di ravvivarvi la Cattolica Religione, farvi cessare l'anarchia, le stragi, e le depredazioni, ricondurvi la pace, e porlo sotto il regolare Governo di suo legittimo Sovrano. Dichiariamo ai Nostri amatissimi Sudditi, agli Abitanti dello Stato Romano, ed agli altri Popoli della intera Italia che (lungi dal muover guerra contro alcuna Potenza) il solo desiderio di provvedere alla loro sicurezza, e di rendere il dovuto onore alla Religione ci ha mossi a questa intrapresa; nella quale Noi, col soccorso del Sommo Iddio, secondati dai validi ajuti de'Nostri grandi Alleati, e dall'opera delle Nazioni Italiane, speriamo di avere felicissimi eventi. Noi stessi alla testa de' prodi Soldati del Nostro invitto Esercito, dirigeremo le loro operazioni Militari; e c'impegneremo di far uso delle loro forze ne' soli casi di resistenza, e di agressioni; mentre in ogni altro caso rivolgeremo le nostre cure soltanto agi'indicati sacri oggetti della Religione, e del riordinamento del Governo dello Stato Romano. In tal prevenzione adunque, esortiamo gli abitanti tutti dei detto Stato Romano di deporre le armi nel momento dell'ingresso del Nostro Esercito nel loro territorio; di conformarsi a quelle disposizioni, che saremo per dare in favore di essi, e della salvezza comune; di facilitare co' possibili mezzi, ed ajuti la Nostra giustissima intrapresa; e di esser sicuri che Noi, facendo uso della Nostra naturale giustizia, e clemenza, non solo proteggeremo e ricompenseremo i buoni, e virtuosi; ma ancora accoglieremo con paterno affetto i traviati, che pentiti de' proprj errori volontariamente ritorneranno nel diritto sentiero, e si sottoporranno al Nostro comando. Inculchiamo a tutti di abbandonare ogn'idea di vendetta pel danno, che per la passata rivoluzione gli uni avessero agli altri arrecato, e di astenersi da qualunque sorta di eccesso, e di rappresaglia, sotto pena della Nostra Reale indignazione, e di essere trattati i contravventori come nemici della pubblica sicurezza. Esortiamo parimenti i Generali, e Commandanti di qualunque Esercito Estero di far subito ritirare tutte le loro Truppe fuori del Territorio Romano, senza prendere ulteriormente parte nelle avventure di quello Stato, la cui sorte per ragione di vicinanza, e per altri legittimi motivi interessa principalmente la Nostra Regia Potestà. In fine manifestiamo che dal punto, in cui il Nostro Esercito sarà entrato nel Territorio Romano, vi sarà libera comunicazione tra le sue popolazioni, e quelle del Regno; dal quale, per provvedere alla sussistenza delle Reali Truppe, ed al bisogno degli Abitanti dello Stato Romano, faremo nel medesimo trasportare i generi necessarj di viveri, ed altro occorrente.

 

 

 

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